SVIMEZ, «NEL SUD S’ALLUNGA LO SPETTRO DI UNA NUOVA RECESSIONE»

Presentate le Anticipazioni sul Rapporto 2019, che uscirà in autunno. Per l’istituto di ricerca, si allarga il «doppio divario»: tra Italia e Ue e del Sud col Centro-Nord. Per il 2019 stimato sotto zero il Pil del Mezzogiorno, cala l’occupazione, aumenta la precarietà. Ma il dramma maggiore è l’emigrazione. Perché sono più i meridionali che vanno via per lavoro o studio che gli immigrati che si trasferiscono nel Meridione

Torna ad allargarsi la forbice che separa il Sud dal Centro-Nord del Paese. A documentarlo Svimez nelle Anticipazioni (“Sud, lo spettro della recessione”) del Rapporto 2019 che uscirà in autunno, su L’economia e la società del Mezzogiorno. Il Sud, argomenta l’istituto di ricerca, nel 2018 ha subito una brusca frenata. Tanto che si va consolidando il «doppio divario: dell’Italia rispetto all’Unione Europea e del Sud rispetto al Centro-Nord». Tengono, rileva Svimez, solo gli investimenti in costruzioni, crollano quelli in macchinari e attrezzature. E prosegue pure il declino degli investimenti pubblici. Così, al Mezzogiorno mancano complessivamente quasi tre milioni di posti di lavoro per colmare il gap occupazionale col Centro-Nord. Ma il dramma maggiore, osserva l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, è l’emigrazione verso il Centro-Nord e l’estero. Perché sono più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a studiare al Centro-Nord e all’estero che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali. In cifre, gli emigrati dal Mezzogiorno sono stati oltre 2 milioni nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017 di cui 132.187 nel solo 2017. Di questi ultimi, 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33% laureati). Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, è dunque negativo per 852 mila unità. Ancora, preoccupano l’andamento del Pil, dell’occupazione e dei consumi. Riguardo agli occupati, negli ultimi due trimestri 2018 e nel primo 2019, nel Sud sono calati complessivamente di 107 mila unità (-1,7%); nel Centro-Nord, nello stesso periodo, sono aumentati invece di 48 mila unità (+0,3%). Inoltre, nello stesso arco temporale è aumentata pure la precarietà nel Sud, che invece si è ridotta nel Centro-Nord. Pertanto, stima l’Istituto che nel 2019 il Pil del Centro-Nord dovrebbe crescere poco, di appena lo +0,3%. Mentre per il Mezzogiorno è prevista una vera e propria dinamica recessiva, con un -0,3%. In tema di consumi, la situazione nel Mezzogiorno è letteralmente stagnante. Nel 2018, calcola Svimez che si siano attestati sul +0,2 contro il +0,7 del resto del Paese. E mentre il Centro-Nord ha superato i livelli pre-crisi, nel meridione la contrazione dei consumi nel decennio 2008-2018 non si è arrestata, risultando pari al -9%. A pesare, scrive sul punto Svimez, il debole contributo dei consumi privati delle famiglie (con i consumi alimentari calati dello 0,5%) e, soprattutto, il mancato l’apporto del settore pubblico: -0,6% nel 2018, -8,6% nel decennio 2008-2018. Quanto alla Sicilia, nel 2018 ha registrato una crescita del Pil del +0,5% dando segnali di ripresa dopo il -0,3% del 2017. Ma se l’industria in senso stretto (+5,9%) e le costruzioni (+4,3%) hanno riportato il segno positivo, hanno confermato il rosso degli ultimi anni, i servizi (+0,1%) e l’agricoltura, letteralmente in caduta col -4,2%. (ug)

Dalla #Svimez uno scenario molto preoccupante sull’aumento del divario nord-sud. Senza nuovi investimenti, sblocco infrastrutture, lavoro per i giovani, servizi pubblici efficienti, non cresceranno i consumi ed il paese. La politica si concentri sui veri problemi della gente — Annamaria Furlan (@FurlanAnnamaria) August 1, 2019