ECCO PERCHE’ IL PNRR RISCHIA D’ESSERE UN FLOP

Botta e risposta on line tra il vicepresidente della Regione Armao e il segretario della Cisl Sicilia Cappuccio. Per il primo il piano nazionale di ripresa e resilienza sconta un problema di governance: “concentra tutto al centro e crea le condizioni per dei tappi a valle che finiranno col bloccare tutto”. Per l’altro, che ha insistito su un patto sociale e la creazione di una cabina regionale di regia, c’è un problema di risorse umane: “negli enti locali la forza lavoro è calata persino del 25%, il personale sopravvissuto ha un’età media alta. E molti uffici tecnici sono privi delle competenze necessarie”

“Il piano nazionale di ripresa e resilienza, così com’è, rischia d’essere un flop dal punto di vista della spesa. C’è un problema istituzionale grande come una casa. Un problema di governance. E di efficienza”. “Certo, il Pnrr ha un problema di governance che pesa come un’ipoteca. Ma non è solo un problema di rapporto tra ministeri ed enti locali. Riguarda il ruolo del cosiddetto partneriato sociale. Il contributo allo sviluppo, di imprese e sindacati”. Così stamani, in un botta e risposta on line, Gaetano Armao, vicepresidente della Regione e assessore all’Economia e Sebastiano Cappuccio, segretario della Cisl Sicilia. Armao ha preso parte al webinar organizzato dalla Cisl sul ‘Pnrr e la sfida alle autonomie locali’. E ha parlato anche nella qualità di membro permanente della Conferenza delle Regioni e di quella Stato-Regioni. “Il Pnrr – ha detto – così com’è, non vedrà mai il pieno utilizzo delle risorse. Concentra tutto al centro, in una cabina di regia che comprende solo le amministrazioni centrali dello Stato. Ma questo, per un verso è incompatibile con l’assetto costituzionale del Paese. Per l’altro, lasciando fuori le autonomie locali, crea le condizioni per dei tappi a valle, che finiranno col bloccare tutto. Lo dico senza inimicizia nei confronti del governo Draghi”. I musei per esempio, ha continuato. Rientrano nella competenza esclusiva della Regione. E con questa impostazione, l’eventuale digitalizzazione delle sedi museali, scavalca la Regione. Ma “come faranno a digitalizzare i musei siciliani se nella cabina di regia del Pnrr la Regione non c’è?”. “C’è dell’altro”, le parole di Cappuccio. Gli enti locali, in Sicilia, negli ultimi anni hanno visto ridotti all’osso i loro organici, con la forza lavoro calata persino del 25%. Il personale sopravvissuto ha un’età media alta. E molti uffici tecnici sono privi delle competenze necessarie a elaborare e realizzare progetti. “C’è un problema di risorse umane”, insomma. Ma non solo. “C’è il tema – ha insistito Cappuccio – di uno sguardo lungo. Di una visione complessiva”. Per questo “con Cgil e Uil abbiamo chiesto l’istituzione di una cabina di regia regionale con dentro il governo della Regione, l’Anci, i sindacati e le imprese, capace di elaborare una strategia unitaria di crescita in forza di un confronto sulle grandi linee e di discussioni di dettaglio negli assessorati”. Il altre parole, ha rimarcato il segretario, chiediamo al governo Musumeci di fare come ha detto di voler fare il governo Draghi: “chiediamo un grande patto sociale che realizzi la comunanza di intenti necessaria per non perdere le opportunità del Pnrr. E far ripartire la Sicilia”.
Al webinar sono intervenuti i componenti della segreteria regionale Cisl, Paolo Sanzaro e Rosanna Laplaca, che ha coordinato i lavori. Ciccio Scrima, direttore del centro studi nazionale Cisl. E Alessia Grillo, segretaria generale della Conferenza delle Regioni e delle Autonomie locali. Ed è stata lei per prima, in mattinata, a segnalare che “la governance del Pnrr, com’è stata definita fin qui, lascia aperta una serie di problemi. Ma la prima cosa da fare, e ne parleremo col governo il prossimo 7 ottobre, è – ha puntualizzato – per un verso la semplificazione della pubblica amministrazione, per l’altro il potenziamento del personale pubblico”. Grillo ha anche annunciato l’arrivo di mille professionisti che saranno incaricati di affiancare gli uffici tecnici delle autonomie territoriali per la messa a terra dei progetti d’investimento. “Ma si tratta di incarichi professionali, non di assunzioni. Dunque, di lavoro a termine. Il 7 col governo discuteremo di come ripartire tra le regioni questa task force”.
Il Pnrr farà leva su una montagna di risorse: 192 miliardi che arriveranno dal Next generation Ue lanciato nei messi scorsi dalla Commissione europea ai quali si aggiungeranno i 30 miliardi a valere sul fondo complementare stanziato dal governo nazionale. Il 40% di queste risorse, per vincolo imposto da Bruxelles recepito da Roma, dovrà essere destinato al Mezzogiorno d’Italia. Per completare il quadro, alle risorse del Pnrr si aggiungono quelle dei fondi strutturali europei e quelle del fondo Ue di Sviluppo e coesione.
Umberto Ginestra